Il che non deve certamente stupire: visto che la prima è firmata da Ingmar Bergman; e la seconda dal vincitore di una delle più discutibili Palme dell'ultimo decennio, quella di PELLE IL CONQUISTATORE. Bergman ha un proverbiale contenzioso di amore e odio con i propri genitori: non bastasse gran parte della sua opera a ricordarcelo, è seguita la sua nota e autobiografica LANTERNA MAGICA a ricordarci il suo astio nei confronti di un padre intransigente e l'adorazione per una madre idealizzata. Con CON LE MIGLIORI INTENZIONI il grande cineasta rimette le cose a posto: raccontando la lunga mortificazione del padre studente in teologia nel farsi accettare presso la famiglia alto-borghese della ragazza da lui amata, sembra trovargli finalmente molte giustificazioni. Da sommo cineasta, anzi sceneggiatore in questo caso, non solo tratteggia perfette psicologie, sconvolgenti stati d'animo, coinvolgenti progressioni drammatiche: ma apre il suo dramma personale, e quello della sua famiglia a quello di tutta una generazione, di tutta una società condizionata dalla segregazione classista.

Con CON LE MIGLIORI INTENZIONI Bergman spiega parte dei suoi problemi; ma non può di certo ridarci il proprio capolavoro autobiografico. Per una ragione molto semplice: che già esiste, ed è FANNY E ALEXANDER. Un film che finiva forse da dove Bergman voleva cominciare: ma che rispetto a questo è un improponibile esempio di cinema compiuto. Quasi lo presagisse fin dal titolo, CON LE MIGLIORI INTENZIONI ha del cinema alla grande le intenzioni più encomiabili (e la recitazione perfetta di un folto gruppo di attori, a cominciare dall'impressionante Max von Sydow, fino alla moglie di August, Pernilla) ed una tematica che tocca e commuove.

Per essere un film all'altezza del genio che lo ha sceneggiato gli manca soltanto un regista: qualcuno che non sia un semplice illustratore di belle trovate altrui."